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ITALOAMERICANI / Sull’emigrazione incontro a Torremaggiore, il paese di Nicola Sacco

Usa, Gloria per i Pugliesi

Da «schiavi» a protagonisti di successo: cos’è cambiato

 

Un'immagine dei lavori del convegno a Torremaggiore sull'emigrazione

L’America resta comunque il Paese delle opportunità

Oggi la meta dei migliori talenti


L’esempio del gemellaggio fra il liceo Fiani di Torremaggiore e la scuola di Buffalo

 


TORREMAGGIORE - Dagli emigranti che andavano ad asfalta­re le strade d’America alle fughe di «cervelli» negli Stati Uniti. Il fenomeno migratorio ha cambiato faccia radicalmente da quando i «nostri nonni o bisnonni» partirono in cerca di fortuna dalla nostra regione (oggi sono circa 250.000 i cittadini Usa d’origine pugliese). Ma il filo che lega gli italoamericani di prima generazione ai loro nipoti o pronipoti è pur sempre lo stesso: gli Stati Uniti restano una terra di grandi opportunità per chi ha voglia davvero di lavorare e affermarsi in ogni campo.
Se n’è parlato l’altra sera in un convegno sull’emigrazione dauna negli Usa organizzato a Torremaggiore (la cittadina vicina a San Severo dov’è nato Nicola Sacco, l’anarchico condannato a morte con Bartolomeo Vanzetti negli anni Venti) dall’associazione Torremaggiore-Buffalo. Un’iniziativa voluta fortemente dall’«anima» dell’Associazione, il professor Gaetano D’Andrea, un Woody Allen con folta chioma, e dal presidente, prof. Raffaele Cera, col contributo del sindaco Alcide Di Pumpo.
Relatori del convegno Lucia Caracci Cullens, console d’Italia a Buffalo e in altre nove contee dello Stato di New York che confina col Canada e ne condivide le cascate del Niagara; Benedetto Sorino, giornalista, responsabile del servizio Esteri della «Gazzetta del Mezzogiorno»; Elena Gentile, assessore regionale alla solidarietà sociale e alle politiche migratorie. Alcuni italoamericani che hanno lavorato e vissuto a lungo negli States e figli o parenti di pugliesi-Usa hanno portato il loro contributo. Come Antonio, un signore con lunghi baffi bianchi che ha raccontato di una carriera passata nelle cucine di New York: da lavapiatti a chef a quattro stelle. Come Fernanda Sacco, nipote del celebre anarchico, che ha chiesto, senza nascondere una certa rabbia: ma perché, allora, su tante vetrine c’erano quelle scritte: vietato l’ingresso ai cani, ai negri e agli italiani?
Allora….è passata ovviamente molta acqua sotto i ponti dalla fine ingiusta di Sacco e Vanzetti. Allora lavoravano come schiavi inseguendo un sogno di ricchezza che in tanti casi diventava un incubo. Oggi migliaia di italoamericani sono affermati professionisti e uomini d’affari di successo o stimatissimi scienziati e docenti universitari. Ora sono proprio i migliori talenti italiani che lasciano la patria per l’America, sapendo che la loro vocazione sarà valorizzata, che lì le capacità e l’impegno sono premiati, assai più che in Italia, dove purtroppo le conoscenze contano di più del merito individuale. È ciò che i ragazzi del liceo Fiani di Torremaggìore hanno cominciato a conoscere direttamente grazie al gemellaggio con una scuola di Buffalo.
Ed è questo un momento felicissimo per gli italo-Usa. Rudy Giuliani, l’ex sindaco di New York, è l’uomo più popolare degli Stati Uniti e sarà candidato alla presidenza. Peter Pace, il ge­nerale originario della nostra Noci, è il capo degli Stati maggio­ri. Giorni di gloria, finalmente.

(g. rest)

Da LA GAZZETA DEL MEZZOGIORNO – Lunedì 27 marzo 2006, p. 6

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