LETTERA APERTA AGLI IMPRENDITORI ED AI POLITICI DI TORREMAGGIORE
Proposte poco tecniche, ma molto concrete, per lo sviluppo della città
Quello che vi accingete a leggere non è un articolo di giornale ma una seria analisi che ho fatto in una giornata qualsiasi. Questo scritto nasce tra i banchi del mercato del giovedì di Via San Marco a Milano.
Una settimana fa, infatti, mi sono recato per far la spesa in questa strada del centro e ad un certo punto ho visto una bancarella che aveva i taralli all'uovo: così, preso da un'irrefrenabile 'torremaggioresità' e voglia di mangiare le delizie della mia terra, mi sono avvicinato e li ho comprati. Ero sicuro che si trattasse di un prodotto pugliese, ma quando ho guardato l'etichetta sul pacco, meraviglia delle meraviglie, ho scoperto che quei taralli erano stati prodotti da un biscottificio di Torremaggiore. Ma accanto a quei taralli c'erano altre qualità, sempre dello stesso biscottificio. Così orgoglioso del mio acquisto continuo la mia passeggiata e cosa ti scopro su un altro banco? La pasta prodotta da una società cooperativa cittadina: è stata l'apoteosi...
Dopo questa premessa arriviamo al punto. A Torremaggiore esiste una realtà economica importante fondata sul settore primario dell'economia: l'agricoltura e tutti i suoi derivati. Ci sono piccole, piccolissime realtà che vogliono crescere, ma il mercato di oggi non consentirà mai di raggiungere alti traguardi. Raggiungerà magari traguardi alti, ma non altissimi, ed il perché lo sappiamo: siamo in un mercato globalizzato dove i grandi fanno il mercato.
Si parla spesso di mercato sostenibile, equo e solidale etc...Ora, senza stare qui a fare considerazioni inutili, io credo che Torremaggiore si fondi su una realtà economica sostenibile, ma le sue aziende sono troppo piccole. Che fare allora? Io sono un 'hobbessiano', ma dal punto di vista del business sostengo più le tesi degli 'anarcocapitalisti': economia e politica devono sempre seguire strade diverse perché quando i politici entrano nell'economia, è il disastro. Ed infatti, ad esempio, ho letto alcune dichiarazioni di politici all'indomani del gemellaggio con Buffalo: troppa politica, nessuna idea, che a quest'ora doveva essere già pronta, e poco senso di concretezza.
Per Torremaggiore, però, non deve essere così, e qui siamo al cuore del mio intervento. Qui è necessaria la complicità di economia e politica per crescere. Come fare? LA CREAZIONE DI UN CONSORZIO è la risposta.
Chi vive di politica e chi opera nel settore amministrativo, sa meglio di me che si sta andando verso un 'privatizzazione' dell'amministrazione. Dove per privatizzazione si intende, in questo caso, un'organizzazione strutturale dell'amministrazione pubblica simile a quella di un'azienda. Alle realtà locali viene data, ma questo già da tempo, la possibilità di creare aziende di diverso tipo, per le diverse società: si va dalle S.p.A. ai consorzi, appunto. Le ultime leggi hanno creato lo sportello unico per le attività produttive presso ogni comune, etc...
Io credo che il nostro comune debba creare un consorzio che riunisca le minuscole realtà cittadine creando un realtà più solida e forte che aiuti le aziende a crescere, e il consorzio ha proprio questo scopo.
In questi giorni Torremaggiore ha fatto un grande passo in avanti gemellandosi con una grande realtà statunitense: Buffalo. Per dare l'idea, Buffalo è una città grande quanto Milano, specializzata soprattutto nel settore secondario (industria pesante), ha un clima orrendo, l'inverno è terribile, e quindi l'agricoltura non può svilupparsi, soprattutto non possono sviluppare i nostri prodotti a causa del clima. Per farvi un esempio usano il burro al posto dell'olio d'oliva, da noi è una bestemmia.
Dovete sapere un'altra cosa, gli Americani stravedono per gli italiani, questo mi ha impressionato tantissimo quando sono stato a Boston. Per loro tutto ciò che è italiano è il top. Noi spesso guardiamo all'America come ad un sogno, loro fanno lo stesso con l'Italia. Noi usiamo parole inglesi perché fa 'figo', perché ci sentiamo di un livello superiore. Loro fanno lo stesso con l'italiano, usano parole italiane per sentirsi avanti...
Un esempio: la parola 'calamari' è usata al posto del termine inglese 'squid' nei ristoranti di classe, perché squid è ritenuto volgare. Chi mangia gli squids è un becero, chi mangia i calamari no, ma si tratta pur sempre di calamari...
Questa digressione è per dire che il passo che ha fatto Torremaggiore è grande, ma deve diventare grandissimo. Un paese di 17.000 abitanti deve conquistare una città che ne conta 2 milioni. Questo perché una realtà americana di 2 milioni di abitanti ha bisogno di una realtà di 17.000 abitanti della provincia del profondo Sud italiano.
Il problema è che la piccola 'aziendina' non ci riuscirà mai, perché negli Usa c'è un protezionismo pauroso, e l'aziendina che deve vendere olio (questo lo dico per esperienza personale) deve sostenere costi superiori ai propri ricavi. Ma un consorzio che sostiene le spese di più aziende, ammortizza le spese, crea guadagni, e l'economia gira.
Un'altra osservazione. È chiaro che per entrare nel consorzio le aziende devono pagare chi gestisce il consorzio (nel nostro caso il comune), il quale a sua volta avrà dei ricavi, cosa vuol dire? Entrate per le casse pubbliche, se va bene riduzione delle tasse e pareggi di bilanci. Questo è quello che stanno già facendo altri comuni per risanare i propri bilanci (creano realtà economiche per far rientrare i conti): ormai il futuro dell'amministrazione pubblica è il settore privato.
Ma continuiamo con l'analisi. Oltre ai costi burocratici ci sono costi di marketing da sostenere, e anche qui l'unione fa la forza, d'altra parte il concetto di economia di scala è uno dei primi dogmi che si insegnano in un corso di economia aziendale.
Un'altra considerazione: un biscottificio a conduzione familiare che produce 'tot' quintali di taralli all'anno e che si butta nel mercato americano l'anno successivo deve almeno raddoppiare la produzione.
Ciò comporta che: i soldi escono dalle banche, ma non per finire negli investimenti settentrionali, ma gli investimenti vengono fatti nella nostra realtà. Abbiamo dunque crescita dell'economia, circolazione di capitale, ma soprattutto, aumento dell'occupazione. Il biscottificio infatti con tre addetti (madre, padre e figlio) deve assumere almeno un altro dipendente se raddoppia la produzione, e così deve fare il produttore di olio, quello che produce vino, etc...
Ma non è finita. Il consorzio deve essere gestito da tecnici esperti: economisti, esperti di commercio estero e nazionale, marketing, e quant'altro, ciò vuol dire aumento dell'occupazione da un lato ma, nel lungo periodo, anche rientro dei cervelli dall'altro, nonché capitalizzazione al Sud, e in particolare a Torremaggiore, dei soldi sostenuti dai genitori per far studiare i propri figli nelle prestigiose università del Nord.
Arrivando ad una conclusione e facendo una proposta concreta (lanciando la prima pietra, spero, per uno sviluppo), secondo me a Torremaggiore bisogna creare due consorzi, le materie prime ci sono, le imprese pure e ci sono tutte le basi per creare questa realtà. Due consorzi perché uno deve essere destinato esclusivamente per la sola città di Buffalo dove i costi e i rischi sono alti, ma le possibilità di sviluppo sono altissime (considerate che tra Buffalo e il Canada c'è la stessa distanza, e forse meno, che c'è tra Torremaggiore e San Severo); l'altro è destinato al mercato nazionale che è magari meno rischioso, ma comunque profittevole.
Gli effetti benevoli nel lungo periodo sono tanti e si potrebbe continuare ancora per molto (non ho parlato per esempio del turismo americano che potrebbe investire il nostro paese, che partirebbe da un turismo magari solo enogastronomico, ma che a sua volta porterebbe allo sviluppo di turismo archeologico e storico data la nostra realtà, ciò vuol dire nascita di strutture, occupazione, etc...), ma è bene fermarci qui, anche perché è inutile negarlo, questi sono benefici che vengono nel lungo periodo anche se all'inizio ci sono costi e rischi da sostenere.
Ribadisco, però, che un consorzio li ammortizza, il singolo no, e resta vincolato ad una piccola realtà.
Nel ringraziarvi per la pazienza mostrata nel leggere questo lungo scritto, mi auguro che lo stesso possa avere qualche suo effetto.
Matteo Di Pumpo
www.capitanata.it/ - 30 aprile 2004
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