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Fuga da New York?

Mi sono immerso in Manhattan nel buio della notte e negli albori del mattino (impreviste necessità lo esigevano), ma anche - the last day - nello splendore del sole primaverile, per "palpare" la presenza delle guerra nel vivere quotidiano dei newyorkesi.
Buffalo my love non era molto lontana con i suoi ricordi stranamente sgradevoli dovuti alla scoperta, tra noi, di realtà umane profondamente ipocrite e utilitaristiche, mentre allarmistiche telefonate agli studenti consigliavano maschere antigas, il non uso della Subway, la non frequenza di luoghi affollati, ecc.: uno stato d'animo non piacevole il mio e, forse, non adatto ad un'analisi spassionata della situazione.
Certo è, comunque, che il fascino della Quinta Strada e di Broadway appariva quello già conosciuto, con l'Empire State Building che, troneggiando sul nostro albergo, faceva da faro alle scorribande sinuose che mi concedevo fra le luci scintillanti o mattutinamente sonnacchiose di Times Square.
Solo il serotino deserto e spoglio Central Park mi richiamava alle sofferenze della guerra che, però, stentavo a cogliere nei volti dei superveloci e sempre_indaffarati cittadini. Visto, poi, nello splendore del sole e dei suoi skyline, profondeva una solida volontà di vivere senza che ombre poliziesche la offuscassero.
Nemmeno Ground Zero - forse perché visto nello scintillio del sole - mi è apparso nella sua tristezza originaria, anzi esprimeva il desiderio di rinascita, ritmato dall'incessante attività delle macchine operatrici addette alla ricostruzione.
E il ponte di Brooklyn, obiettivo primo di attentati, splendeva nell'affollato viavai dei passanti e nell'assordante solito traffico delle macchine, mostrando lontano Miss Liberty e l'affascinante skyline di Manhattan.
Soltanto uno sparuto gruppo di pacifisti ha tenuto scena in Union Square, fra la "protezione" sorniona di un discreto gruppo di poliziotti e la quasi totale indifferenza dei passanti, mentre, nell'ultimo giorno, un lungo corteo ha reso solo più caotico il già caotico traffico di Broadway.
E solo il vetroso palazzo dell'ONU sembrava splendere impotente nel vasto cielo di New York.

Davvero strana la nostra fuga dalla guerra! L'abbiamo trovata o, meglio, ritrovata in Italia.

Traveller2 19_22 marzo 2003

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