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La famiglia Schmidt
di Giovanna Altomare

Non ancora ci credo: l’ultima volta che ho scritto un articolo per il giornalino della scuola, raccontavo della bella amicizia con gli amici di Buffalo e dell’ipotetico viaggio che il liceo avrebbe potuto fare….oggi 31 Marzo invece la mia mente si sta concentrando per ricordare al meglio quell’ormai passato viaggio fatto di bei ricordi!
Ebbene tra le tante cose che potrei raccontare, ho scelto di parlare della famiglia che mi ha ospitato nel Paese Americano.
Innanzitutto voglio precisare che questo genere di sistemazione che abbiamo ricevuto si è rivelato veramente prezioso dal punto di vista culturale e soprattutto linguistico: è stata l’occasione per migliorare la lingua Inglese e per imparare i modi di dire e i vari slang americani.
Dunque è un’esperienza davvero unica per che vuole apprendere in poco tempo la cultura e ogni altro genere di manifestazione locale di un determinato Paese: sei a contatto con i più autentici testimoni del luogo ,con le persone che meglio della radio e della televisione possono dimostrare e giustificare ciò che sono e quello che fanno in relazione al luogo in cui vivono.
Questo è per esempio ciò che la famiglia Schmidt mi ha regalato durante i nostri 7 giorni di "convivenza"! Il loro nucleo famigliare è composto da 4 persone: mamma Helen, papà Yuo, Lillie e Tim, ma se consideriamo anche i due gatti, beh, allora sono in tanti! Ovviamente scherzo, ma colgo l’occasione per testimoniare quanto amore e quanta cura gli statunitensi riservano per gli animali domestici! Per quel che mi riguarda, non amo gli animali, eppure a Buffalo ho capito grazie a Lillie quanto sia preziosa invece la loro presenza in certi momenti!
Riguardo ai genitori posso invece dire che sono persone davvero speciali: dal primo giorno mi hanno dimostrato quanto fosse importante per loro ospitare una ragazza italiana, non solo dal punto di vista culturale, ma soprattutto da un punto di vista umano. Credetemi non lo dico perché devo riempire le righe di questa pagina, ma al contrario lo ribadisco perché sono stata gia ospitata da una famiglia straniera in Gran Bretagna e non ho certo ricevuto questo trattamento! Dunque avendo alle spalle una esperienza tanto negativa che non voglio nemmeno descrivere, ho compreso e ho subito ricambiato l’affetto che mi hanno dato. Non smetterò mai di ringraziarli per la bontà, la disponibilità e la loro premura.
Cosa dire su Lillie? Beh, è una ragazza sedicenne ma già molto matura rispetto ai suoi amici. Lei infatti al divertimento serale preferiva aiutare la mamma a preparare la cena,o guardare dei film in videocassetta o esercitarsi a parlare italiano con me.Alcune sere abbiamo anche navigato in internet: lei mi ha mostrato qualche sito statunitense di musica e sport, io invece le ho fatto visitare il sito di Torremaggiore e quello della scuola e per finire abbiamo chattato con alcuni suoi amici della Florida! Davvero un rompicapo vedere fiumi di parole in inglese sullo schermo del computer e tentare di tradurre soprattutto quei incomprensibili modi di dire comuni tra loro!!!
Un altro momento intrigante della giornata era la cena: seduta al tavolo con loro ero martoriata da 1000 domande sulle origini del mio paese, sulla sua collocazione geografica in Italia, sui prodotti alimentari tipici della mia regione, sul genere di vita che conducono gli italiani e poi ancora altre, altre, altre! Dall’altra parte il mio tentativo di dare le risposte più esaustive mi faceva fruttare tutte le mie conoscenze linguistiche dell’inglese. A dir la verità era proprio il mio momento preferito della giornata, anche perché era quello in cui non solo le loro curiosità, ma anche le mie riguardanti l’america venivano soddisfatte. Che dire più?
Insomma dalla mattina in cui aprivo gli occhi fino alla sera in cui li chiudevo, mi sentivo veramente bene, non sono mai stata assalita dalla noia e non avevo fretta di tornare in Italia, anche se la famiglia, gli amici e le mie abitudini mi mancavano.
Marzo 2002

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